ragazzi ho poco tempo aiutatemiiiiiiiiiiiii!!?

mercoledi 19 devo fare gli esami di 3 media e nn ho fatto la tesina di italiano su pascoli aiutatemi perfavore niente wikipedia pleaseeeeee -.-

10 pnt grz in anticipoo

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  • La vita

    • Nasce a San Mauro di Romagna il 31

    dicembre 1885 (quarto di 10 figli)

    • 10 agosto 1867 – viene ucciso il padre

    • 1871 – dopo la morte della madre e di due

    fratelli deve lasciare il collegio di Urbino e

    trasferirsi a Rimini

    • 1873 - si iscrive alla facoltà di Lettere a

    Bologna

    1876 – deve interrompere gli studi per aver

    aderito a una manifestazione contro il

    Ministero della Pubblica Istruzione

    • Si avvicina alle posizioni socialiste

    • 1879 - sconta alcuni mesi di reclusione a

    Bologna per aver partecipato a una

    manifestazione

    • Si allontana dalla politica

    • 1881 – si laurea in letteratura greca

    1887 – si stabilisce a Massa con le sorelle

    Ida e Maria (nido familiare)

    • 1895 – Ida si sposa contro la volontà del

    fratello

    • Pascoli si trasferisce a Castelvecchio

    (Lucca) con Maria

    • 1891 – prima edizione di Myricae (la

    definitiva è del 1900)

    • Insegna in vari licei d’Italia

    • 1903 – escono i Canti di Castelvecchio

    • 1904 – escono i Poemi conviviali

    • 1905 – diventa titolare della cattedra di

    Letteratura italiana a Bologna

    • Vince ben 13 volte il concorso di poesia

    latina di Amsterdam

    • 6 aprile 1912 – muore a Bologna

    La poetica

    Le piccole cose:

    Il poeta, sensibile e istintivo come un fanciullino, scopre il

    mistero delle cose quotidiane e se ne fa interprete con

    semplicità e spontaneità. La natura e la campagna sono il dolce

    mondo dove il poeta trova evasione dalla realtà e dalla storia,

    dominate dall'egoismo e dai contrasti sociali.

    Il focolare domestico, i ricordi, i sogni:

    La serenità familiare e gli affetti domestici creano il «nido

    segreto» della pace in cui il poeta si rifugia attraverso le memorie

    e il sogno (sempre come ricerca di evasione dalla realtà).

    La vita, mistero del male:

    Il poeta rifiuta la scienza positivista che non ha dato agli uomini

    la felicità, ma ha oscurato anche quella che dava loro la fede; il

    mondo è un mistero in cui prevalgono male, dolore e morte. Il

    male non viene dalla natura, ma dagli uomini stessi che il poeta

    invita a essere più buoni, in una fraternità che elimini ogni lotta

    in nome del loro comune, oscuro destino di morte

    Pascoli espose i principi fondamentali della sua poetica in una prosa pubblicata nel 1897 intitolata "Il

    fanciullino". Con l'immagine del fanciullino egli indica per metafora, la capacità di stupirsi davanti alle

    cose, che è tipica per i bambini e che solo il poeta mantiene intatta durante tutta la vita, mentre gli altri

    uomini attratti da altri interessi e preoccupazioni, troppo spesso non ascoltano la voce del fanciullo che

    è in ognuno di loro. Compito del poeta, grazie all'intatto potere analogico e suggestivo delle sue

    percezioni e delle sue visioni di eterno fanciullo, non ancora contaminato da schemi razionali o da

    pregiudizi scientifici, è pertanto quello di scoprire e rilevare agli uomini i palpiti arcani dell'ignoto, il

    mistero che circonda la vita delle creature e del cosmo. E per fare questo, osserva Pascoli con una punta

    di polemica verso il raffinato estetismo dannunziano, non è necessario guardare e cantare le cose grandi

    e insolite: proprio negli aspetti più umili della vita quotidiana si possono cogliere "le somiglianze e le

    relazioni più ingegnose" e, anzi, il sentimento poetico abbonda più nelle cose modeste e in apparenza

    insignificanti che in quelle pompose ed esotiche.

    Così intesa, la poesia, in quanto trascrizione immediata e ricca di emozioni, svolge anche una funzione

    etico-sociale. Rendendo gli uomini consapevoli del dolore dell'esistenza e della vanità di ogni sogno,

    essa infatti "pone un soave e leggero freno all'instancabile desiderio, che ci fa perpetuamente correre

    con infelice ansia per la via della felicità". Inoltre, consolando dolcemente le "anime irrequiete",

    dispone gli uomini ad accontentarsi del loro piccolo mondo, inteso come rifugio dai pericoli del

    divenire storico e sociale. Pertanto, secondo l'umanitarismo pascoliano e il suo utopico desiderio di una

    fraterna conciliazione delle genti, la poesia contribuisce ad "abolire la lotta di classe e la guerra tra i

    popoli".

  • Giovanni Pascoli, uno dei principali poeti del Decadentismo italiano, nasce a San Mauro di Romagna il 31 dicembre del 1855, dove vive gli anni della sua infanzia presso la tenuta agricola La Torre, appartenente ai principi Torlonia, alle cui dipendenze lavora il padre. A 7 anni entra nel collegio degli Scolopi a Urbino insieme a due dei suoi fratelli. Dopo 5 anni, nel 1867, inizia la catena di lutti che segnerà la sua vita e condizionerà pesantemente la sua opera e la sua poetica: il padre viene assassinato in circostanze misteriose e la situazione familiare peggiorerà l’anno successivo per la morte per malattia della madre e della sorella primogenita.

    Nel 1871 muore anche Luigi, uno dei fratelli con lui in collegio e così Giovanni si trasferisce a Rimini coi fratelli rimasti, poi a Firenze.

    Riesce a studiare e frequentare l’Università di Bologna, presso la facoltà di Lettere antiche, grazie ad una borsa di studio, provvidenziale vista la situazione economica disagiata della famiglia. A Bologna insegna in quel periodo Giosuè Carducci.

    Nel 1876 un altro lutto: muore il fratello Giacomo, a quel tempo unico sostegno economico dei fratelli.

    Intanto, parallelamente alla sua formazione culturale, si interessa di politica, accostandosi a gruppi anarchici romagnoli e partecipando a manifestazioni di piazza, tant’è che nel 1879 viene arrestato e resta in carcere 4 mesi, durante i quali matura un distacco dall’attivismo politico, pur rimanendo vicino agli ideali del socialismo utopistico.

    Nel 1882 si laurea e comincia la sua attività di insegnamento, prima nei licei poi, a partire dal 1897, all’università.

    Intanto ha vinto nel 1892 il Concorso internazionale di poesia latina ad Amsterdam (che vincerà anche nel 1912) e si è trasferito nel ’95 a Castelvecchio di Barga, in Garfagnana, con la sorella Maria, che sarà per lui, insieme a Ida, il nucleo familiare superstite cui resterà legato per tutta la vita.

    [Nei versi di argomento familiare, Pascoli esprime, nel non detto, la sua autobiografia interiore: l'assassinio del padre e l'incesto con le sorelle. L'antologia Trenta posie familiari di Giovanni Pascoli di Cesare Garboli da unità e autonomia a uno dei settori più rappresentati della creatività pascoliana.

    Inoltre, Vittorino Andreoli, famoso neurologo e psichiatra, conduce una attenta e sensibile analisi della vita affettiva e familiare di Giovanni Pascoli: I segreti di casa Pascoli. Sulla base di documenti spesso inediti e del suo particolare punto di vista di studioso delle anime umane e dei malesseri psicologici che affliggono chi, come il poeta decadente, ha vissuto tragedie familiari, traumi infantili, legami morbosi, porta il lettore a visitare una sua personale ipotesi sulla vita del Pascoli e della sua famiglia, N.d.r.]

    Dopo aver insegnato all’università di Messina e di Pisa, al pensionamento del Carducci gli sarà affidata la cattedra di Letteratura Italiana a Bologna, dove lavorerà fino alla morte, avvenuta il 6 aprile del 1912.

    La sua abbondante produzione di poesie, prose critiche, articoli, testi di conferenze, parte con la pubblicazione, nel 1891, della sua prima e forse più nota raccolta di poesie, Myricae, seguita in campo poetico nel 1897 dai Poemetti (divisi successivamente in Primi Poemetti e Nuovi Poemetti). Sono del 1903 i Canti di Castelvecchio, del 1904 i Poemi conviviali, poi gli Odi e inni (1906), i Poemi italici, Poemi del Risorgimento Inno a Roma, Inno a Torino (1911), poi Poesie varie (1912).

    Viene pubblicata parallelamente la produzione critica, abbondante e di notevole spessore, visto il suo ruolo di primo piano nel mondo universitario e culturale dell’epoca; dopo un breve saggio pubblicato nel 1897 sulla rivista «Marzocco» dal titolo Il fanciullino, in cui espone la sua poetica, l’esordio critico si ha con La Minerva oscura. Prolegomeni: costruzione morale del poema di Dante (1898); segue Sotto il velame, saggio di un’interpretazione generale del poema sacro (1900) e La mirabile visione, abbozzo di una storia della Divina Commedia (1902), Pensieri e discorsi (1907).

    Anche dopo la morte suoi testi inediti di conferenze, pensieri critici e poetici, traduzioni, lettere, vengono ancora pubblicati da curatori: tra i principali, Traduzioni e riduzioni (1913), Carmina (1914), Conferenze e studi danteschi (1914), Lettere.

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