Il secondo quesito sull'acqua pubblica cosa abroga esattamente?

Abroga, parte di una normativa, cosa prevede questa normativa? Come si fanno ad ottenere i profitti sull'acqua?

Update:

Scusa ma non sono riuscito a capire.......

Comments

  • Premesso che ritengo inopportuna quanto fuori tema la risposta di Mario, proverò a risponderti in maniera oggettiva.

    Il secondo quesito pone alla scelta dell'elettore l'abrogazione o meno dell'art. 154 del D.Lgs. 152/2006, rubricato "norme in materia ambientale".

    Ebbene quest'articolo, che di seguito ti cito integralmente, stabilisce che:"La tariffa costituisce il corrispettivo del servizio idrico integrato ed e' determinata tenendo conto della qualità della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell'entità dei costi di gestione delle opere, dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito e dei costi di gestione delle aree di salvaguardia, nonche' di una quota parte dei costi di funzionamento dell'Autorità d'ambito, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e secondo il principio "chi inquina paga". Tutte le quote della tariffa del servizio idrico integrato hanno natura di corrispettivo".

    Ebbene il punto su cui porre l'attenzione è "l'adeguatezza della remunerazione del capitale investito". Interpretando questa parte di norma, alcuni sostengono che la tariffa può essere aumentata sulla base di quanto i privati investono nella gestione del servizio idrico.

    Ad ogni modo già alcune regioni hanno provato l'esperienza della gestione dell'acqua da parte di società private. Molte di queste sono controllate o fanno riferimento a colossi societari molto spesso di origine francese. Per approfondire questo punto, puoi leggere qui: https://liberthalia.wordpress.com/tag/siciliacque/

    In particolare la Toscana ha privatizzato da qualche anno la gestione del servizio idrico, concedendo a diverse società, che fanno parte del gruppo Acque S.p.A., la gestione diretta dell'acquedotto. Diversi studi, tra cui quelli dell'ISTAT, hanno dimostrato che le tariffe toscane sono tra le più alte d'Italia: http://magazine.quotidiano.net/ecquo/ecquo/2011/03...

    Ebbene, lungi dal voler fare una valutazione politica sulla scelta di privatizzare i servizi essenziali, perché non mi pare questa la sede adatta, analizzando i fatti e le esperienze pregresse, emerge, a fronte di una poco provata ottimizzazione delle infrastrutture in cui scorre l'acqua, un aumento delle tariffe che, ripeto, non è supportato da un miglioramento delle strutture. Almeno questo non emerge dai vari dossier e/o siti internet che ho visitato personalmente.

    Dunque, per concludere e per rispondere alla tua seconda domanda, i profitti sull'acqua si ottengono, appunto, dall'aumento delle tariffe per la fornitura dell'acqua mediante acquedotto o per l'estrazione delle acque dal sottosuolo.

    Per di più, va detto, per completezza, che attualmente gli A.T.O. (Ambiti Territoriali Ottimali), insomma, quella che la norma chiama "Autorità d'ambito", sono gestiti spesso dai Comuni o da società a partecipazione pubblica, i quali prevedono la tariffazione della distribuzione dell'acqua a livello locale, mentre gli artt. 149 e 150 del D.Lgs. 152 2006 prevedono una sorta di tariffa media valida su tutto il territorio regionale; insomma è difficile e poco opportuno che una società che controlla la gestione dell'acqua a livello regionale possa applicare le stesse tariffe per tutti, in quanto diverse sono le peculiarità e le esigenze locali che solo gli A.T.O. possono gestire. Il TAR Campania, con Sent. 24 del 2006, si è pronunciato dicendo che: "L'art. 150, comma 4, del D.Lgs. n. 152/2006, nel prescrivere che il soggetto affidatario del servizio "gestisce il servizio idrico integrato su tutto il territorio degli enti locali ricadenti nell'ambito territoriale ottimale", non considera l'ipotesi, non infrequente, che il gestore unitario possa inizialmente assumere solo alcune delle gestioni precedenti. In tal caso, posto che il sistema tariffario configurato dal legislatore presuppone la definizione del "piano d'ambito" che a sua volta assume a riferimento la gestione unitaria del servizio, e posto che la definizione della tariffa è ispirata alla rigorosa applicazione del principio di corrispettività, non si può applicare ugualmente la tariffa media d'ambito, che si baserebbe su parametri meramente ipotetici ed inattuali".

    Come vedi gli aspetti critici nell'affidamento della gestione del servizio idrico a società private sono tanti e, se la norma non verrà abrogata, molto probabilmente saranno diversi i contenziosi dinanzi ai TAR regionali, per non parlare delle speculazioni finanziarie che, in vista di gestioni da parte di grosse società estere, per forza di cose ci dovranno essere.

  • Il quesito tende ad abrogare la norma che introduce, nella gestione e distribuzione dll'acqua, la "remunerabilità degli investimenti" .

    Quindi se non viene abrogata le gestione degli acquedotti verrà assegnata ai soliti gruppi finanziari, gli stessi che si stanno acapparrando le attività più lucrose (vedi la gestione del gioco d'azzardo, 10 concessionari con sede nei paradisi fiscali e aventi nei consigli di amministrazione, quei pochi conosciuti, personaggi in odore di mafia). che definirei "CRICCHE" o associazioni per delinquere...

    stai certo che saranno le banche a finanziarli, e quindi le nuove società inizieranno con un saldo contabile negativo, il bilancio dopo il primo anno sarà ovviamente in rosso, nella voce "investimenti" verranno, come di consueto, inseriti gli ammortamenti e su quelli si stabiliranno gli utili (maggior costo per noi).

    La finanza "creativa" e sul filo dell' illegalità è cosa semplice da attuare, e certa gente è maestra nell' applicarla.

    Meglio lasiare le cose come stanno, votiamo Si all'abrogazione.

  • La mia opinione è che l’acqua potabile abbia un prezzo ancora talmente basso da essere costantemente sprecata, che il costo del servizio debba essere caricato sulle bollette e non essere coperto dalla fiscalità generale e che non ci sia alcun ostacolo a tutelare il diritto di accesso all’acqua tramite le condizioni della gara. Ad esempio l’ente locale può prevedere che ogni mese una certa quantità di acqua a persona venga erogata con tariffe simboliche. Se l’azienda privata non ci sta non concorrerà alla gara.

    Riguardo alla terribile concorrenza del privato faccio notare che il privato opera per il profitto, quindi nella sua tariffa ha i costi per fare quello che fa l’azienda pubblica PIU’ il suo margine di guadagno. Se l’azienda pubblica invece mira al pareggio è chiaro che la tariffa che proporrà sarà inferiore. Se così non è vuol dire che da qualche parte ci sono delle inefficienze che paghiamo tutti, ma se l’azienda pubblica è efficiente perché dovrebbe risultare meno competitiva in una gara?

    Cito da http://roma2011.blogosfere.it/2010/05/perche-sono-...

    “Nel testo di legge è scritto chiaro e tondo (e meno male) che l’acqua rimane pubblica, ma che l’assegnazione della manutenzione della rete (banalizzo) deve essere data tramite gara. Chi fa le regole di quella gara? Le Istituzioni pubbliche! Chi decide chi vince quella gara? Le Istituzioni pubbliche! Chi può partecipare a quella gara? Società con all’interno quote pubbliche! Di chi è la rete? Delle Istituzioni pubbliche! Chi decide, addirittura, se fare o no la gara (perché nel testo c’è anche questa scappatoia)? Indovinate un po’?!? Le Istituzioni pubbliche! Dove sta questa pericolosissima privatizzazione?”

    Ecco il testo della legge (che pare nessuno voglia prendersi la briga di leggere) con qualche commento: http://roma2011.blogosfere.it/images/testo_ronchi/...

Sign In or Register to comment.