MA... ESISTE VERAMENTE L'ALTRUISMO?

Mi è successo, spesso, di osservare che gli interrogativi apparentemente più semplici non trovano risposta certa. Ad esempio, esiste l'altruismo ? Non intendo il 'comportamento altruistico', di cui ciascuno di noi fa senz'altro esperienza diretta, indiretta, e se ne rende autore in molte circostanze di interazione con il 'prossimo'. Io faccio riferimento alla dimensione della motivazione. Che natura ha la motivazione del comportamento altruistico ? Ha una natura altru- o ego-istica ? Ho appreso, da fonti che io credo autorevoli, che anche i comportamenti filantropici, di volontariato, il cui fine dichiarato (e il risultato a cui portano) sono il 'procurare beneficio ad altri', in realtà sono l'espressione di motivazioni tutt'altro che allo-centriche, e rigorosamente auto-centriche, come la motivazione di potere (es. vedi studi di McClelland). Cioè, è plausibile, secondo voi, che ogni nostra azione sia diretta da spinte egoistiche ? Ho riflettuto spesso su questo. Mi interessa sapere come la pensate voi. La nostra quotidianità è trapunta di micro-comportamenti altruistici, come dare un passaggio ad un collega, ascoltare lo sfogo di qualcuno... (non c'è bisogno che mi dilunghi qui). E, tutto sommato, non sarebbe difficile ricondurre questi comportamenti a reconditi bisogni del sè (penso, ad esempio, ai bisogni di affiliazione (cioè, di sentirsi parte integrante di un gruppo sociale), al bisogno di stima, di autostima, di riuscita, di potere, di autorealizzazione...)). Ma quando penso, ad esempio, alla capacità di un genitore di abnegarsi e sacrificare per il figlio ogni 'bene', la propria stessa vita... (ora perdonatemi il ?cinismo?) mi chiedo se anche a questo 'livello' il comportamento altruistico possa essere TOTALMENTE spiegato da un bisogno di chi lo compie (...l'idea che sia troppo doloroso vivere... senza aver dato la propria vita per quella del figlio... ). Si può concepire l'esistenza di un'economia degli affetti, che in definitiva ha lo scopo di redigere un bilancio positivo, con un utile... (sempre) per il Sè ?

Quando deliberatamente compiamo un gesto che beneficia altri proviamo un certo... piacere, e pensiamo all'altruità (? altruità è un neologismo ?) dell'azione stessa. C'è questa 'altruità' ? Oppure è la mente che... mente ?

Comments

  • Io credo che esista il vero altruismo ,quello cioè che vuole fare il bene dell 'altro senza alcun secondo fine CHE NON SIA ,e sottolineo che non sia ,la gratificazione spirituale che ricevo ,che riceve il mio IO ,dall 'azione altruista che compio .

    Questa è l 'unica condizione che non bisogna mai dissociare da un 'azione altruista ,e mi sembra anche ovvio :l 'altruismo assoluto come lo intendi tu ,comporterebbe una totale negazione dell 'IO.

    Ma di conseguenza ,se l 'altruismo causa l 'assenza dell 'IO che lo ha generato ,ciò vuol dire che lo stesso altruismo non ha lunga vita ,anzi cesserà nel momento in cui l 'IO (cioè il suo fautore) scompare.Tutto questo ragionamento ti sembrerà strano ,ammetto che è piuttosto complesso ma se lo leggi attentamente e ci rifletti ,capisci il mio punto di vista ,cioè che anche l 'altruismo vero esiste ,tuttavia non lo puoi scollegare dalla fonte che lo ha generato ,cioè l 'individuo ,la persona ,l 'IO.Anche quando una persona fa un favore ad un 'altra salvandola da una brutta figura o da una situazione difficile ,lo fa perchè dentro di lei ci sta male a vedere l 'altra persona in difficoltà ,dunque lo fa per un bisogno suo ,del suo IO.Ma questo ,se ci pensi ,non significa che la persona non stia compiendo un 'azione altruista ,semplicemente perchè soddisfa il suo sentimento che viene dalla coscienza.Ogni cosa che facciamo la facciamo essendo consapevoli di noi stessi ,della nostra esistenza individuale ,pertanto agiamo sempre in virtù della nostra ragione ,dei nostri sentimenti.Ma questo non significa essere egoisti.

    Anzi ,l 'altruismo non può esistere senza l 'ego ,perchè è l 'ego ,cioè la nostra autocoscienza ,il nostro IO ,che ci spinge ad aiutare gli altri anche senza ricevere nessun premio...a parte ,ovviamente quello della soddisfazione dell 'animo.Che però non è egoismo ,attenzione.

    L 'egoismo è il non voler aiutare gli altri ,il fregarsene coscientemente della sensibilità altrui ,è diverso.L 'altruismo è quando tu ,il tuo ego comprende i bisogni dell 'altro e li soddisfa ,sentendo di non voler nulla in cambio ,anche se poi la cosa che ottiene è il proprio appagamento o sollievo ,il sollievo della coscienza.Ma non si può pretendere come fai tu ,di negare all 'altruista anche quel sollievo ,quell 'appagamento ,perchè tale sensazione è automatica e normale per l 'ego ,l 'unico modo per toglierla è appunto ,annullando l 'ego ,ma così facendo si annullerebbe anche l 'altruismo.Una persona che soddisfa i bisogni di un 'altra senza riscontrare un sollievo nella coscienza (sollievo che caratterizza la volontà altruistica dell 'ego)significa semplicemente che essa non è una persona ,ma un automa privo di IO ,che risponde passivamente ai bisogni di un 'altro IO,quasi come fosse una sua appendice ,pertanto il suo non può chiamarsi altruismo ,ma "schiavitù incosciente" (o meglio ,così io la chiamerei...XDXD).

  • in poche parole ti chiedi se la motivazione di un gesto altruistico è solo da ricondurre all'appagamento che apporta all'ego di chi lo compie. non lo so ma se anche fosse così ben venga questa forma di egocentrismo . se fosse anche di poco più diffusa buona parte dei mali del mondo svanirebbe. fortunatamente non esiste solo la logica e l'interesse personale ci sono aspetti della mentalità umana che sfuggono ad ogni riflessione possiamo solo meravigliarci e commuoverci della loro esistenza. la logica come la matematica sono strumenti insufficienti a capire il reale . purtroppo anche ad aggiungervi il cuore o anima o come lo vuoi chiamare non si va molto più in là. il mistero della vita è imperscrutabile almeno al nostro livello evolutivo e queste domande rimangono senza risposta.

  • Una prospettiva diversa sul problema della domanda, ma credo interessante, la si ha guardando alla cosa dal punto di vista biologico. L'esempio centrale che fai, quello dei genitori che sacrificano la vita per i figli, trova riscontro in comportamenti simili fra gli animali. Il biologo allora si chiede; com'è possibile che un tale comportamento sia istintivo, per le madri? l'evoluzione non dovrebbe favorire gli individui più egoisti, che evitano di mettere a rischio la propria vita? La risposta è che dobbiamo ricordare che l'evoluzione non agisce sull'individuo, ma sui geni. I geni dell'individuo (animale) che per istinto mette a repentaglio la propria vita per proteggere i piccoli hanno più probabilità di sopravvivere dei geni dell'individuo egoista, perché i geni sopravvivono nei piccoli, che poi a loro volta si comporteranno in maniera altruistica e così via. La quantità di "altruismo" degli animali è in genere proporzionale alla parentela genetica.

    Per noi la questione ovviamente supera la biologia, ed entra anche nel campo della cultura, nel senso più ampio di modo di vivere costruito e trasmesso. L'altruismo viene a volte insegnato come valore. Certo, c'è sempre il sospetto che, se l'insegnamento riesce, si tratti di una pressione sociale e così via. Ma sicuramente almeno in alcuni individui l'altruismo viene interiorizzato, e diventa un fine in sé. La mente dell'uomo è estremamente plastica. Forse però questi sono casi eccezionali, e l'unico altruismo veramente diffuso potrebbe essere quello istintivo, dettato da motivi biologici.

  • È una bellissima domanda, complimenti.

    Mi metti in seria difficoltà, ma spero di risponderti adeguatamente:

    Esiste il vero altruismo disinteressato? Penso di sì, ma è molto, molto raro! Chissà quante persone, fino ad ora, si sono sacrificate per salvare il figlio, la figlia, il padre, la moglie,,, con un gesto eroico che probabilmente lo stesso "eroe" sapeva sarebbe rimasto sconosciuto alla gente. Quindi questo esclude il sacrificio fatto per glorificare il proprio nome, anche a costo della propria vita.

    Ma, come già detto, penso che questi siano casi rari,,, spesso chi fa volontariato, l'elemosina, dà passaggi al conoscente,,, lo fa per autosoddifazione, per sentirsi meglio con se stesso rendendo felici gli altri,,, noi ci impegneremmo mai a fare qualcosa che ci danneggi o che comunque non ci porti benessere ma che renda felice un altro? Forse sì, ma lo faremmo se il sorriso, la felicità apportata a questa persona non ci susciti nessun sentimento? Màh, credo di no!

    Quindi, non vorrei dare verità assolute,,, ma per me esiste sia l'altruismo disinteressato e sia lo pseudoaltruismo, senza il quale, comunque, il mondo non potrebbe andare avanti in quanto il risultato è comunque positivo.

  • Per avere una risposta CERTA ci sono certi presupposti o preparazione per poter percepirla… altrimenti ci saranno delle barriere che impediscono la conoscenza CERTA; come ad esempio;

    0.- La presunzione di “capire” o il credere di “sapere tutto”… impediscono l’osservazione diretta.

    1.- Non aver una “chiave di lettura” (il punto di vista o riferimento corretto per la valutazione del dato, lo scopo, motivazione o risultato che si vuole ottenere).

    2.- Parole non capite o concetti non chiaramente definiti che impediscono la “comprensione” e creano quella sensazione di stupidità e finisce con una mancanza di interesse.

    3.- Gradiente troppo elevato o mancanza di dati di base… che sembrano impossibili da sormontare.

    Sulla questione di Altruismo… esistono dei dati di base mancanti! Come ad esempio:

    - Non esistono gli assoluti!

    - Ogni cosa e relativa ad ogni altra cosa o concetto.

    - Mancano dei dati o informazioni sui soggetti che la domanda va riferita!

    Ad esempio: Se fai questa domanda a una persona in “apatia”… la riposta potrà essere indifferente, “a cosa serve essere altruisti?”…“comunque tutto andrà a finire male …”! E questo sarebbe la risposta CERTA di una persona a questo livello.

    Se domandi a una persona “conservatrice” la risposta potrebbe essere: “ Perché vuoi saperlo?.... lascia stare a fare domande del genere!!!....

    Ma se vuoi una risposta definitiva alla tua domanda, bisognerebbe capire che tipo di risposta aspetti di avere? …

    Ho scoperto che una persona realmente “altruista” non lo fa per guadagno personale (“hai visto cosa faccio per gli altri”) né per soldi, né perché “vogliono fare del bene” o come obbligo per farci perdonare per qualcosa… ma perché riconoscono negli altri come parte di se stessi… come potrebbero essere felici sapendo che altri stano soffrendo?... NON E’ POSSIBILE !! Per essere veramente felici, non serve essere felici se stessi o realizzati ma riescono a vedere oltre, e riescono a percepire che il “io” include anche “tutti gli altri”. E questo è il vero altruismo!

  • Diciamo che l'altruismo esiste, però non è molto praticato; anche perché, troppo spesso, si confonde con una forma allargata di egoismo, dato che oggi si fa del bene soltanto se c'è un ritorno. Ma, esempi di autentico altruismo ce ne sono stati tantissimi nella storia dell'umanità. Quindi si può affermare che l'altruismo esiste davvero. Ciao!

  • io credo esistano due tipi diversi di altruismo. l'altruismo diciamo "egoistico" fatto per sentirsi bene e l'altruismo fatto a cuor leggero quasi senza pensarci sapendo che è la cosa giusta da fare. e poi in fondo cosa è l'egoismo? pensare solo a sè stessi? ma noi almeno in piccola parte pensiamo sempre a noi stessi, alle nostre azioni. forse il miglior tipo di altruismo è proprio quello diretto a migliorare la vita di una persona e non semplicemente fare buone azioni. sapere di aver reso felice o perlomeno contenta una persona e non sè stessi. ma la questione è alquanto difficile

  • esiste la gioia di dare agli altri, soprattutto se noi siamo FUORI da uno stato di bisogno, e possiamo regalare energia, attenzione, etc... il fine di un gesto non possiamo indagarlo, ma se esso è poco chiaro, inevitabilmente salta fuori.

  • Interessante dibattito.

    Ebbene, analizzando la questione da un punto di vista biologico, l'altruismo è (come tutto il nostro agire) un qualcosa fatto per soddisfare un nostro bisogno. Ma io non mi soffermerei su questo aspetto o meglio, non darei alla biologia valenza filosofica. Non mi importa qual è l'enzima che mi fa fare del bene, il fatto è che la natura ci ha progettato per funzionare così e non avrebbe potuto fare altrimenti. Non si può programmare un comportamento personale con meccanismi che stanno al di fuori del soggetto interessato.

    Più scendiamo nel dettaglio, più la realtà esce al di fuori degli schemi "umani" ed il discorso va affrontato diversamente. Potremmo descrivere tutto, sentimenti compresi, come una oscillazione di stringhe, ma non potremmo più usare concetti come bene e male perché risiedono in una sfera più alta di interpretazione.

    In definitiva, non preoccupiamoci di dare un "significato" a meccanismi che non hanno bisogno di avere una spiegazione logica.

  • La volontà è del soggetto

    ma il soggetto è altro da me

    l' altrove è la mia caverna

    non nego l' ego perchè non son ego,

    son altro.

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